Cosa sarebbe il mondo senza viti e bulloni? E’ una domanda insolita che nessuno si pone quasi mai e a cui, forse, in pochi sanno rispondere. Tra questi sicuramente c’è il giovane artista italo-libanese di origini armene Vahram Najjar Aghazarian che con le viti ci gioca: “Nascoste, discrete: sono tutte intorno a noi. Nei mobili, negli occhiali, nei computer, nella maggior parte degli oggetti quotidiani: non si fanno vedere, ma ci sono. Senza di loro, non si potrebbe fissare nulla. Senza le viti, il mondo crollerebbe!” Nato a Cipro da genitori libanesi e cresciuto in Italia, di cultura cosmopolita, ma con salde radici armene ereditate dai suoi nonni. Dopo una laurea in Economia e Commercio alla Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, il trentaseienne Vahram oggi lavora a Beirut per l’azienda di famiglia che, da tre generazioni, è un attore importante nell’import-export di viti e bulloni in Medio Oriente. Fin da bambino Vahram è attratto da questi piccoli oggetti “essenziali”, onnipresenti nella vita quotidiana di tutti, in qualsiasi parte del mondo. Mai avrebbe immaginato che un giorno potessero diventare la materia prima delle sue creazioni artistiche. Ed è così che in un piccolo magazzino di Beirut, dal casuale allineamento di alcune viti su un cartone industriale, prendono forma i suoi primi mosaici tridimensionali, dove le tessere sono viti colorate: il volto di una giovane donna, un insetto, una maschera veneziana, una maggiolino Volkswagen a cui si aggiungeranno in seguito altri soggetti, riuscendo, con questa tecnica, a sottolineare sia i tratti particolari di un oggetto nella sua staticità, sia le linee sinuose di corpi in movimento. Piano piano, quelle forme escono dal piccolo magazzino di famiglia per sbarcare nelle gallerie d’arte di Milano, Parigi, New York e Beirut. Dal 1° al 10 Aprile, per la terza volta, la creatività di Vahram torna a Beirut, grazie a un allestimento organizzato dall’Istituto Culturale Italiano. Il tema delle opere esposte è il viaggio, in ogni sua declinazione. Macchine d’epoca, ragazze in bicicletta o che fanno l’autostop, donne eleganti avvolte in piume e pellicce a passeggio con i loro cani, un esausto clochard che si riposa su una scalinata dopo aver a lungo vagato, una coppia avvolta nell’abbraccio di un nostalgico tango. E, poi, treni e vecchie locomotive fumanti, motociclette, pick up, pompe di benzina, autocisterne e pin up che servono ai fast food. Questa mostra ha tutto il sapore di un coast to coast americano nello spazio e nel tempo: dalle feste del Grande Gatsby alle innovazioni della beat generation. Attraverso una forma artistica sorprendentemente nuova, Vahram sembra sussurrare l’importanza del movimento, tracciando un percorso esistenziale di strade, apparentemente lontane, eppure avvitate tra loro. Perché “l’essenziale è invisibile agli occhi”. Proprio come le viti. Per maggiori informazioni e per consultare il catalogo di tutte le opere: http://www.vahramart.com