FILOMELA di Fulvia Cipollari
Prima rappresentazione in Libano
Teatro Gulbenkian, LAU – Beirut
14 ottobre, ore 20:00
Regia di Hanane Hajj Ali
Dopo una serie di presentazioni all’estero – in stretta collaborazione con gli Istituti Italiani di Cultura – e il successo della installazione sonora realizzata all’Hotel Parco di Riccione la scorsa stagione, Filomela approda per la prima volta in Libano, in una produzione che ne rinnova l’intensità espressiva e la trasforma nella lingua arabo-libanese.
Filomela – opera della giovane autrice Fulvia Cipollari, finalista al Premio Riccione “Pier Vittorio Tondelli” 2021- si nutre di figure mitiche e poetiche (tratte da Ovidio e dalla poetessa Antonia Pozzi), per raccontare un rapporto di potere intessuto di tensione, violenza emotiva e silenzi.
Al centro della scena, una studentessa poetessa entra in conflitto con due figure maschili dominanti: suo padre e un insegnante. La dialettica fra parole, emozioni e controllo evolve fino a un epilogo tragico e definitivo.
Simone Bruscia, direttore di Riccione Teatro, ha sottolineato come la nuova drammaturgia sappia essere “multiforme”: una scrittura che convive con linguaggi diversi – installazione, parola, suono, radio – in grado di abitare ambienti diversi e dialogare con l’innovazione drammaturgica contemporanea.
In questa versione per Beirut, Filomela assume una nuova vita: la traduzione in arabo-libanese non è una mera trasposizione linguistica, ma una risignificazione culturale. La regia di Hanane Hajj Ali mira a preservare l’intensità emotiva dell’originale, pur facendo emergere le sfumature e gli echi specifici del contesto mediorientale. Il finale sarà a sorpresa.
La struttura drammaturgica – segnata da contrasti, rotture, pause e stratificazioni – invita lo spettatore a un’esperienza attiva. Il mondo interiore della protagonista, i silenzi, le tensioni e i segreti si dispiegano tra parola e assenza, tra memoria e omissione. E Filomela, come un “corpo-ombra”, si muove tra resistenza e fragilità, interrogando il legame tra voce e silenzio, tra identità reclamata e relazioni che tentano di sabotarla. La pièce si inserisce nel progetto internazionale Nuova scena italiana nel mondo, lanciato da Riccione Teatro in sinergia con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, con l’obiettivo di dare spazio alla nuova drammaturgia italiana sui palchi internazionali
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Hanane Hajj Ali (Beirut, 1958) è una delle figure più influenti del teatro arabo contemporaneo. Attrice, regista, drammaturga e attivista culturale, ha iniziato la sua carriera nel 1977 come membro fondatore del Théâtre Hakawati. È laureata in teatro e biologia, e ha sempre coniugato arte e impegno sociale, affrontando temi come l’identità femminile, la religione, la guerra e la memoria collettiva.
La sua opera più conosciuta, Jogging: Theatre in Progress, è un monologo ibrido tra autobiografia, mito e realtà libanese, che le ha valso premi internazionali come il Gilder/Coigney International Theatre Award (2021), il premio Miglior Attrice all’OFF Edinburgh Festival (2017) e il Premio del Pubblico al Festival di Almada (2023).
Insegna studi teatrali in diverse università libanesi ed è attivamente impegnata nella ricerca culturale e nell’elaborazione di politiche culturali nel mondo arabo. È co-fondatrice di organizzazioni come SHAMS e Al Mawred Athaqafy, ed è stata insignita del titolo di Chevalier des Arts et des Lettres dal governo francese. Il suo lavoro unisce rigore artistico e attivismo, promuovendo un teatro critico, accessibile e profondamente radicato nella realtà contemporanea.