Il film non segue la trama della novella omonima di Luigi Pirandello, ma intreccia due fili narrativi distinti: da un lato, il viaggio travagliato delle sue ceneri dopo la morte nel 1936; dall’altro, l’adattamento di una delle sue ultime novelle, Il chiodo.
Alla morte di Pirandello, il regime fascista gli rende onori ufficiali, celebrandone la figura di intellettuale e il premio Nobel. Tuttavia, non rispetta le sue volontà: le sue ceneri non vengono riportate ad Agrigento, sua città natale, dove desiderava essere sepolto in una roccia nella campagna. Invece, viene temporaneamente tumulato nel cimitero del Verano a Roma. Solo nel 1947, dopo la Liberazione, il presidente del Consiglio Alcide De Gasperi autorizza il trasferimento dell’urna in Sicilia. Un funzionario di Agrigento si incarica del delicato compito di accompagnarla da Roma fino a Palermo, dove si celebra un secondo funerale. Ma anche in quell’occasione le ceneri non vengono tumulate. Soltanto nel 1951, quindici anni dopo la morte di Pirandello, il suo desiderio viene finalmente esaudito: l’urna viene deposta in una roccia della campagna agrigentina.
Il chiodo
La seconda parte del film è l’adattamento della novella Il chiodo, una delle ultime scritte da Pirandello. Ambientata a New York, nel quartiere di Harlem, racconta la tragica vicenda di Bastianeddu, un ragazzo emigrato dalla Sicilia con il padre, contro la volontà della madre. In un contesto di emigrazione e spaesamento, il giovane compie un gesto inspiegabile: durante un litigio con un’altra ragazza, colpisce a morte con un chiodo Betty, una coetanea che nemmeno conosce.