L’Ambasciata d’Italia a Beirut, l’Istituto Italiano di Cultura di Beirut, in collaborazione con la Scuola di Architettura e Design della LAU-Lebanese American University, organizzano un simposio e una mostra correlata sul tema centrale Post-War Reconstruction: Tools for After, che si terrà il 16 aprile 2025 presso il Gezairi Building, campus di LAU Beirut.
La recente distruzione post-bellica in Libano ha imposto un rinnovato esame critico degli elementi spaziali e materiali del nostro ambiente costruito, in particolare nelle aree più gravemente colpite. Questi strati urbani e architettonici non solo raccontano le traiettorie storiche del luogo, ma sono anche profondamente radicati nel tessuto socio-economico e culturale del territorio. In questo contesto, le rovine stesse diventano una lente attraverso cui articolare visioni contemporanee per la ricostruzione, basate su metodologie sostenibili e contestualmente rispondenti.
Il simposio intende investigare materiali alternativi ecologici, naturali e biotecnologici come parte di un cambiamento culturale più ampio verso pratiche di costruzione e riabilitazione sostenibili. L’obiettivo è esplorare il potenziale di riattivazione delle strutture pubbliche esistenti attraverso l’integrazione di nuove funzioni e materiali innovativi, contribuendo così alla formazione di una strategia urbana coesa radicata in un’etica del design contemporaneo e sostenibile.
Interrogando il valore storico, sociale e architettonico di questi frammenti urbani, l’iniziativa mira a mettere in evidenza i complessi strati della ricostruzione post-bellica. Propone nuovi strumenti e framework tematici per stimolare la rigenerazione degli spazi pubblici e catalizzare un dialogo critico sul futuro della resilienza urbana.
Il simposio vedrà la partecipazione di vari architetti e designer – o dei loro rappresentanti – che illustreranno i loro progetti innovativi, in presenza o tramite collegamento video in diretta. Presentano materiali alternativi, ecologici, naturali e biotecnologici per una cultura edilizia efficace e possibile, che spaziano dall’antica arte della costruzione a progetti per ambienti umani su altri pianeti.
Il simposio inizierà con una videoconferenza dal vivo su progetti di Architettura Spaziale, presentata da Valentina Sumini, Professore a Contratto presso il Politecnico di Milano e Ricercatrice in Architettura e Ingegneria Spaziale presso il MIT Media Lab, all’interno dell’Iniziativa di Esplorazione Spaziale e degli Ambienti Responsivi. La sua passione per il miglioramento delle prestazioni umane durante le missioni di esplorazione dello spazio profondo risale al 2009, quando progettò per la prima volta un hotel sulla superficie lunare, chiamato Moorea. Sumini sviluppa soluzioni innovative di design, architettura e ingegneria attraverso un approccio olistico per sostenere la vita umana in ambienti estremi sulla Terra e abilitare l’esplorazione spaziale umana nell’Orbita Terrestre Bassa, sulla Luna e su Marte.
Il pubblico avrà anche l’opportunità di esplorare la mobilità sostenibile e la ricerca architettonica – presentati da Virginia Corbisiero – attraverso i lavori rinomati di Massimo Iosa Ghini, che ha progettato il progetto Marconi Express, collegando l’aeroporto di Bologna con la stazione ferroviaria utilizzando la mobilità elettrica alimentata da pannelli solari lungo il percorso.
Il lavoro dell’Architetto Selenia Marinelli esemplificherà l’intersezione tra i sistemi biologici e architettonici, concentrandosi sull’applicazione delle bioplastiche nell’architettura.
Per il gruppo Geologika Collettiva, Barbara Narici presenterà costruzioni in terra cruda e Maddalena Ferraresi illustrerà l’uso della paglia nelle costruzioni. Entrambi i materiale da costruzione sono apprezzati per le loro qualità ecosostenibili.
Inoltre, la mostra introdurrà il metodo di costruzione innovativo chiamato CanyaViva, che utilizza canne di palude (Arundo Donax) – sviluppato dagli artisti Margherita Bertoli di Arundo Art e Matteo Mannini di Canya Lab – e presentato da Cristina Setti.
Infine, il pubblico assisterà all’uso del bambù come materiale da costruzione da parte dell’architetto italo-colombiano pioniere Mauricio Cardenas Laverde.