L’Istituto Italiano di Cultura è lieto di presentare la mostra “La Casa della Via Lattea” del sodalizio artistico Antonello Ghezzi (Nadia Antonello e Paolo Ghezzi), aperto al pubblico dal 29 aprile al 27 maggio presso Beit Beirut.
Una breve introduzione alla Mostra:
Siamo tutti cittadini della stessa galassia, la Galassia della Via Lattea.
Nel cuore di Beirut, a Beit Beirut, è stata allestita la Casa della Via Lattea/Beit Darb el Tebbeneh. La Casa è informativa ed inclusiva. SI dichiara quale casa istituzionale unita issando la Bandiera della Via Lattea, sia sopra a Beit Beirut affinché lo vedano tutti che all’interno della palazzina stessa, all’attenzione dei visitatori. Il collage del cielo notturno offre scorci provenienti dal mondo intero che mostrano come ci appare il cielo stellato nelle ore notturne. Questo è un ulteriore richiamo ad un’esperienza condivisa.
La tecnologia ha fatto progressi tali che ora possiamo anche ascoltare il suono del cosmo. Alfine di evidenziare questi tenui rumori, una striscia LED si illumina vividamente al passaggio di stelle cadenti, offrono un’esperienza audiovisiva del cosmo.
A Beit Darb el Tebbeneh, il pubblico è invitato a partecipare ed a confermare la propria cittadinanza. L’Ufficio dei Sogni Perduti/The Lost Dream Office offre ad ognuno l’opportunità di scrivere e condividere il proprio sogno perduto. L’Ufficio Registrazioni/The Registry Office offre la possibilità ad ogni visitatore di formalizzare la cittadinanza della Galassia della Via Lattea. Egli potrà scrivere il proprio nome e timbrare il documento. Queste due opere artistiche partecipative coinvolgono direttamente i visitatori con il progetto ed al contempo li unisce a livello emotivo ed intellettuale.
Per ultimo, Legando la Terra al Cielo/Tying the Earth to the Sky crea una visione eterea che connette letteralmente la terra ai cieli. Questa parte del progetto è ricca di simbolismi ed esperienze magiche.
Beit Darb el Tebbeneh a Beit Beirut è un progetto multisensoriale con numerose opera d’arte, comprendenti arti concettuali, emotive e performative pubbliche. Il messaggio del progetto è chiaro, è un forte appello a vedersi l’un l’altro senza divisioni, senza frontiere. A sentirsi uniti, nella propria umanità ed esistenza.
Maie El-Hage, curatrice e storica dell’arte